... ricorderò il prof. Auriti dal suo lato umano, in quanto egli mi ha onorato della sua amicizia, pur non essendo io un suo discepolo universitario, ma uno che semplicemente si accostava alla sua fonte del sapere.

Rimasi folgorato dalle sue dotte argomentazioni trasmesse con linguaggio semplice, comprensibile e totalmente in contrasto con il politichese allora in voga, dove gli azzeccagarbugli di turno ricercavano il consenso e l’applauso buttando slogan, parole d’ordine e di odio per aizzare gli animi contro nemici creati artificiosamente dal potere invisibile, una tecnica che ormai conosciamo bene: Auriti c'è la spiegò con il ricorso all'esempio dei galli da combattimento: si mettono due galli nel recinto dopodiché si punge alla schiena uno di essi ed è così che inizia il loro combattimento; con il popolo fanno lo stesso, ci dividono, ne provocano uno ed addossano la colpa all'altro; un metodo conosciuto anche nell'antica Roma “Divide et impera”, noi siamo per superare questo fenomeno culturale.  

Metteva in risalto che noi italiani avevamo combattuto una guerra onorevole, perdendola, poiché, la nostra è stata una battaglia del sangue contro l’oro vincente , strumento di dominio della massoneria, dell’ateismo, dell’anticristianesimo, delle banche, che ci ha resi a sovranità limitata.

Donava il suo sapere, frutto di meditazioni, di ricerche,  decennali da parte sua e  secolari da chi l’ha preceduto.

Quando ci parlò delle tentazioni di Satana, ci dimostrò con le parole del Salvatore come l’uomo non viva di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio,  questa coerenza con il Vangelo, stimola e alimenta la sete di giustizia che è spesso sopita  in ognuno di noi, valore che ci insegnava costantemente alla luce delle scritture; poiché solo uniformandoci ad una visione raffinata, dove Dio guida i nostri passi della vita, della politica, per far si  “che convenga ciò che è giusto”, anche secondo la legge naturale (per gli atei) e non viceversa “che sia giusto ciò che conviene” a livello economico, come invece la corruzione secolare ha operato nella politica che ha degradato l’umanità, trasformandoci in polli di batteria, in allevamento di esseri umani.

Il pollo non è padrone né di se stesso né del suo becchime, bensì è l’allevatore il vero padrone, sia del becchime che del pollo e  lo nutre fin che vorrà, per mattarlo al momento prescelto.

L’umanità si trova nella medesima situazione: non siamo padroni di noi stessi: siamo schiavi del debito, della penuria di denaro e così corriamo per bilanciare le nostre entrate alle necessità crescenti dove chi gode  non è più l’uomo, ma  la banca centrale spa che ha la proprietà della moneta all’atto dell’emissione.
Tanto che si arriva al suicidio per debito, per mancanza di denaro, per crisi economiche e poi famigliari.

Questo argomento verrà specificamene trattato da  altri oratori, poiché noi miriamo alla Sovranità politica ed alla Sovranità Monetaria onde realizzare la democrazia integrale

Ma voglio qui fare una precisazione. Quando viene obiettato che se oggi i padroni della moneta sono i governatori delle banche di emissione, tale potere trasferito ai politici aumenterebbe la corruzione e l’incapacità gestionale, quindi è meglio che siano i banchieri a gestire tale fatica….

Ma il professore aveva anticipatamente fornito una risposta sensata a questo aspetto quando nel criticare questo sistema economico, ricordava che spesso chi va al comando sono i peggiori, perché impersonano l’etica economicistica e riescono bene a servirsi del prossimo, mentre con una moneta di proprietà di popolo si può attuare la meritocrazia. Nei posti di potere avremo i migliori, quelli che meglio riescono a servi-RE la collettività.

A chi voleva dissennatamente privatizzare le imprese pubbliche (perché mal gestite) (purtroppo alienate agli amici degli amici dai traditori della Patria)  proponeva un patto sociale nazionale in quella forma che definiva Cooperativa Italia, dove i cittadini siano comproprietari di tutti i beni gestiti dallo Stato. Quei sapientoni creavano confusione mischiando proprietà dello stato, comproprietà, e proprietà privata, mentre Auriti ci ha insegnato che quest’ultimo punto, proprietà privata, è un bene inalienabile, un diritto di tutti i cittadini, il cui godimento è riservato esclusivamente ad ogni singolo uomo/donna come componente della società civile.

Questo diritto viene ribadito ed  espresso dal  - reddito di cittadinanza - che deve suddividersi tra tutti i cittadini sin dalla nascita. La quota   individuale viene incassata esibendo  il  Codice del Reddito Sociale Personale (CoReSoPe)   come col Codice Fiscale (C.F.) si  paga il dovuto allo Stato

Il Professore amava  ciò che coltivava nelle sue terre tanto che aveva fatto apporre sull’etichetta dei suoi  prodotti la dicitura  “nocet cui non bibit”.per il vino e  “nocet cui non edit” per i formaggi e mozzarelle. Per cui “nocet” era una sintesi anche del suo pensiero “Nuoce a chi non sa”(o non vuol sapere). ".. Nocet se pranziamo insieme....mi chiedeva ? “

Egli era molto pio e ricordo che mi narrò come nacque la sua Chiesetta  in contrada Brecciaio a Sant’Eusanio del Sangro ( Ch): “Una contadina lo apostrofò una mattina narrandogli che in sogno le era apparsa la Madonna che richiedeva a lui  di erigere una cappella in suo onore sui suoi terreni” . Ebbene Auriti alcuni giorni prima aveva vinto un terno al lotto con questi numeri 13-5-79; parlandone in precedenza con Padre Colombano (oggi ancora in vita, ed opera nel Santuario Mariano della Madonna dei Miracoli  a Casalbordino) emerse che 13-5 era la data dell’ apparizione mariana  a Fatima.,mentre il  79 era l’anno in corso  Allora,  sul sito di sua proprietà utilizzò la somma vinta per edificare la Chiesa intitolata alla Madonna di Fatima,

Il Professore era instancabile ed amava distribuire il suo sapere a tutti, senza distinzione di colore politico: ecco perché veniva accolto da organizzazioni  con diverse impostazioni politiche, poiché riteneva che le idee sociali dovevano unire le persone e non lasciarle divise in conflitti ideologici, creati pretestuosamente dalla massoneria che intendeva uniformare tutto al suo materialismo anticristiano con scopo ultimo il sincretismo religioso.

Nel 2001 al Teatro Marrucino di Chieti operò concretamente in questo senso: durante una manifestazione in ricordo di Ezra Pound, quando si parlò  sulle tematiche monetarie, chiamò sul palco il Sindaco di Chieti Cocullo  (fascista) ed il Sindaco Di Guardiagrele Caramanico (comunista) per un abbraccio fraterno sulle idee della proprietà popolare della moneta. In sala c’era anche la On.le  DC Nenna D’Antonio che si entusiasmò per questo storico evento.   Egli mirava ad unire in un unico progetto sociale la destra e la sinistra.

Nei circoli da lui creati dedicati ad Ezra Pound, ci sollecitava a studiare la Bibbia, a studiare la storia recente, a capire le distorsioni economiche, ad amare il Vangelo da cui ispirarci nella vita quotidiana.

Le sue idee camminarono inizialmente con i bollettini ciclostilati (L’Alternativa) presso Marino Solfanelli Editore che spedivamo per posta a chi desiderava conoscere il sapere occultato per secoli da chi ha fatto della conoscenza un segreto culturale riservato agli iniziati.

Collaborò alla Rivista Chiesa Viva di Don Luigi Villa dove si trovò in compagnia di studiosi e prelati fedeli a Cristo. Ci sollecitava a sostenerla con l’abbonamento annuale.

Ci invitava a presenziare ai convegni e riunioni organizzati anche da circoli culturali e politici contrapposti per addivenire all’unione degli uomini per superare le divisioni partitocratiche artificiose e funzionali alla Massoneria.

Al Teatro di Atri, nel febbraio 1997  davanti ad un pubblico serio e divertito Beppe Grillo per la prima volta si esibì con lo spettacolo sull’usura monetaria, circondato dal Professore e da  autorità universitarie teramane e pubbliche autorità provinciali e regionali.

Nel 1989, centenario della Enciclica Rerum Novarum  promulgata da Papa Leone XIII  organizzò un Convegno sulla Proprietà Popolare della Moneta presieduta all’Università di Teramo dal Card. Ratzinger (oggi Papa Benedetto XVI) che segnò una tappa fondamentale sulla concezione della proprietà privata, sul Reddito ai Cittadini del Capitale Amministrato dallo Stato e sulla moneta cui seguì in tempi successivi la denuncia contro la Banca D’Italia controfirmata da docenti, alunni, cittadini. Io c’ero ed ho firmato!  

Il Professor Auriti ci ha lasciato un  messaggio scolpito nelle azioni, rappresentato dalle sue lezioni universitarie, dalle conversazioni nei suoi Circoli Ezra Pound, dalle trasmissioni televisive a Telemax di Lanciano. Sta a noi non disperdere questo bagaglio culturale, ma ritrasmetterlo a chi ci sta vicino, alle nuove generazioni. Egli merita un posto di rilievo  nella Storia d’Abruzzo e d’Italia; come ad altri insigni conterranei gli vada dedicata una strada, una piazza nei luoghi principali delle nostre città italiane, incominciando da Guardiagrele, Teramo, Pescara, Chieti, Roma.

Nocet cui non edificat eis!

Testimonianza di Antonio Demenego nella relazione introduttiva al Convegno-Dibattito SETE di GIUSTIZIA Pescara Domenica 7 marzo 2010